Website Ribbon Azione Giovani Arezzo - Dx Amaranto: 02/08/09 - 09/08/09

sabato 8 agosto 2009

Gli strafalcioni dell'ex ministro Di Pietro

Famoso soprattutto per i suoi strafalcioni linguistici, l'attuale leader dell'Italia dei Valori non si fa mancare brutte figure nemmeno a livello di geografia del territorio. Ne è un esempio lampante la risposta inviata, quattordici anni fa, all'allora presidente della provinca di Bergamo (nella cui provincia lo stesso Di Pietro risultava residente), il leghista Giovanni Cappelluzzo. Il quale, nel luglio dello stesso anno, aveva inviato una richiesta al Tonino nazionale per chiedere informazioni e delucidazioni sul piano di intervento delle vie di grande comunicazione della bergamasca. Interventi indispensabili, secondo l'esponente del carroccio, per risolvere i problemi legati al traffico in una realtà allora molto vivace a livello produttivo, economico e turistico.
Di Pietro non ha familiarizzato piu' di tanto con il territorio in questione. Lo dimostra il fatto che nella risposta inviata l'allora ministro ha sbagliato la provincia di quattro strade su sei citate nel documento. In realtà quelle quattro strade, con la provincia di Bergamo, nulla c'azzeccano.
Con tonino si sa, anche la geografia, come la grammatica, diventa tutta un'ipotesi. Dall'Italia dei valori alla Lombardia degli errori.

mercoledì 5 agosto 2009

I GIOVANI DEL PDL VOGLIO CHIAMARSI "GIOVANE ITALIA"

Anche Silvio Berlusconi è d’accordo sul nome da dare al nuovo movimento giovanile del PDL: GIOVANE ITALIA. A parlargliene è stato il Ministro della Gioventù e Presidente Nazionale di Azione Giovani, Giorgia Meloni.
Il premier s’è subito convinto: ha alzato il telefono e chiesto cortesemente alla Craxi di liberare il nome, ‘per i nostri ragazzi’. Così, il movimento giovanile del Popolo della libertà si prepara a chiamarsi Giovane Italia”.
Lo scrive La Stampa, che spiega: “Per i ragazzi di Alleanza Nazionale, praticamente un ritorno alle origini: al movimento studentesco legato al Movimento Sociale Italiano, attivo tra metà anni ‘50 e fine anni ‘60, che si chiamava proprio così e per la prima volta adottò come simbolo la fiaccola. La stessa poi tramandata al Fronte della gioventù e ad Azione giovani, l’organizzazione di An confluita a marzo nel Pdl.

Da qualche giorno, sul sito azionegiovani.org, area An, e clikkasulfuturo.it, quota Forza Italia, è disponibile il sondaggio “Vota per dare un nome al nuovo movimento giovanile unitario”: in ballottaggio anche Giovani e Libertà e Generazione Futuro.
Ma, sussurrano i ragazzi del Pdl, la scelta è già fatta: e anche i voti on line vanno in quella direzione, 81% a Giovane Italia contro il 12% e il 6% degli altri due. A proporre questo nome, la ministra Meloni, che dei baby pidiellini è anche la presidente. ‘A me sarebbe piaciuto di più Giovani per la libertà’, sospira Francesco Pasquali, coordinatore dell’organizzazione, provenienza forzista.
‘Qualcuno collega Giovane Italia al movimento studentesco missino? La maggior parte delle persone non se lo ricorda neanche...’, minimizza.
‘Per noi evoca l’organizzazione dei giovani di destra degli anni ‘50, per altri il portato mazziniano e socialista’, confessa il dirigente e neo-europarlamentare Carlo Fidanza, cresciuto in An. La settimana prossima presenteranno i risultati ufficiali del sondaggio. Nel frattempo, i grafici sono al lavoro sull’elaborazione del nuovo simbolo: e non è escluso che si riproponga la fiaccola, stilizzata in qualche modo. Poi, dopo mesi di gestazione, molte riunioni per conciliare le due anime del movimento, discussioni accese anche durante il congresso, quando l’attacco di un ragazzo di An alla presentatrice azzurra Annagrazia Calabria portò a una lite tra forzisti e aennini, il battesimo ufficiale dovrebbe tenersi a metà settembre. In occasione del tradizionale appuntamento con Atreju, la festa cresciuta sempre di più negli anni, che ha ospitato politici di destra e sinistra, da Berlusconi a Veltroni. Portata in dote dai ragazzi di An”.

martedì 4 agosto 2009

La Russa: "Fini ha ragione, forse abbiamo esagerato"

Lo riconosco, il governo ricorre alla fiducia, ai maxiemendamenti spesso senza necessità, per semplificare o per accelerare". Ignazio La Russa non ha difficoltà ad ammetterlo. Il ministro della Difesa, alle prese con il varo delle misure-sicurezza prima delle ferie d'agosto, fa autocritica.

"Gianfranco Fini - dice il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa - ha ben detto, del resto questa è una preoccupazione di tutti i presidenti della Camera, da alcune legislature a questa parte. L'ha fatto con chiarezza. Fintanto che le regole sono queste, il presidente dei deputati è giusto che vigili affinché siano rispettate. Però il primo a rendersi conto che occorre una riforma globale e regolamentare del Parlamento è proprio lui. Lo dice da quindici anni che va rivisto il bicameralismo, che bisogna procedere a semplificazioni. I regolamenti andrebbero modificati ponendo ad esempio, una data ultima entro cui decidere".


"Infatti sostengo che ci si può sforzare di fare qualche fiducia in meno: ho dato il buon esempio l'altro giorno. Nel decreto anticrisi era stato inserito il finanziamento delle missioni militari all'estero. Sono andato alle commissioni parlamentari riunite esteri e difesa e ho dato il via libera perché fosse tolto dal decreto e diventasse un disegno di legge. È stato possibile anche perché c'è stata collaborazione tra una larghissima parte dell'opposizione e la maggioranza. Così si è realizzato il risultato di non sottrarre al Parlamento e alle commissioni una competenza che era loro".


"Ci vogliono meno voti di fiducia, i ministri devono avere più buona volontà e pazienza, e l'opposizione deve rinunciare a ritardare strumentalmente l'approvazione, o la bocciatura, dei provvedimenti. Questa è la ricetta".


"Gianfranco si è rivolto a tutti. Il problema c'è, anche se è un problema vecchio. Va affrontato. Nel breve periodo ci vuole una maggiore condivisione e una maggiore disponibilità a non strumentalizzare, a non esasperare le posizioni. Se lecitamente l'opposizione allunga i tempi, lecitamente il governo ricorre agli strumenti per accorciarli".

"Questa è la maggioranza più coesa dal dopoguerra a oggi".