Website Ribbon Azione Giovani Arezzo - Dx Amaranto: 01/03/09 - 08/03/09

venerdì 6 marzo 2009

Saharawi libero e indipendente !

La fuga a Tindouf sotto le bombe dei marocchini.
E’ l’inizio del ‘76. nell’estremo sudovest dell’Algeria, nel deserto di Tindouf, arrivano i primi profughi Saharawi: cittadini, alcuni pescatori, che hanno dovuto abbandonare i centri abitati del Sahara occidentale, non più colonia spagnola. La vasta area, oltre a subire le mire della Mauritania, comincia ad essere invasa dal Marocco. Sono sopravvissuti a marce estenuanti sotto i bombardamenti e si radunano attorno ai rari pozzi d’acqua. Il rischio di epidemie li costringe ad espandersi nel territorio circostante dove si costituirà un modello comunitario unico al mondo. Modello che già trova espressione in una repubblica, la Rasd, difesa da un proprio esercito : Il Fronte Polisario.
E’ la guerra con le Land Rover contro il nemico.
Al Polisario il compito di iniziare la liberazione nazionale. I Saharawi si muovono su un duplice piano: militare e diplomatico. Con le Land Rover razziate ai nemici, compiono veloci incursioni e altrettanto rapide ritirate contro gli obiettivi militari dei Mauritani. Poi si rivolgono contro quelli marocchini. Comincia la resistenza più dura. Per respingere gli attacchi il Marocco difende i suoi obiettivi con muri innalzati nel deserto tutelati da sofisticati apparati elettronici. Il fronte combatte ma nel frattempo persegue anche un’ostinata azione diplomatica verso Stati stranieri perché si giunga ad una soluzione.
Nell’88 si esulta. S’annuncia il referendum.
Nell’agosto dell’88 nei campi si esulta di gioia. Marocco e Polisario sottoscrivono un accordo di pace negoziato dal segretario generale dell’ONU Perez de Cuellar. Nel piano due punti di compromesso: Il primo riguarda la presenza militare e amministrativa marocchina nei territori occupati, l’altro il corpo elettorale: Rabat accetta che il censimento effettuato dagli spagnoli nel ‘74 serva da base per la lista degli elettori che dovranno scegliere, con un referendum, tra l’indipendenza e l’unione con il Marocco. Il voto è previsto per il ‘92.
Il Marocco fa fallire il piano di pace.
Ma non è così. Il Marocco pone ostacoli, soprattutto per ciò che riguarda le liste elettorali. La mossa è astuta perché il piano prevede che la loro pubblicazione dia inizio al cessate il fuoco. La tregua viene proclamata a partire dal 6 settembre ‘91. Ma poiché non tutte le condizioni sono state rispettate, Rabat rifiuta di mettere in pratica il progressivo disimpegno dai territori occupati. Terre occupate. Regime poliziesco per gli oppositori. Grazie agli accordi con la Comunità Europea il Marocco riprende lo sfruttamento delle miniere e dei banchi di pesca, mentre nei territori occupati la popolazione Saharawi è sottoposta a un regime poliziesco. I processi non vengono celebrati, gli scomparsi sono circa 850. Il Polisario potrebbe riprendere le armi, ma teme di vedersi attribuire la responsabilità del fallimento di un piano di pace che il suo nemico, a parole ma non nei fatti, dichiara di volere. Così il Fronte ha chiesto trattative dirette col Marocco.
Ma finora il re ha concesso solo brevi udienze.




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mercoledì 4 marzo 2009

"Se domani si tenessero le elezioni, per quale partito voterebbe?"

Questa è la semplice domanda posta dall'Osservatorio Digi Sky TG 24 e riportato dal sito www.quotidianopolitico.net il 3/3/09.
Le risposte sono state nette e pesanti come macigni: il Popolo delle Libertà si attesta al 39,5% incrementando di 2,1 unti percentuale il risultato ottenuto alle scorse elezioni politiche del 2008.
Il Partito Democratico passa dal 33,1 del 2008 al 23, 5 registrando un clamoroso -9,6% .
Tutti gli altri partiti rappresentati da gruppi parlamentari aumentano i loro consensi rispetto alle scorse elezioni anche l'IDV (+5,1%), la Lega Nord (+3%), e UDC(+1,1%).

A sinistra le cose si fanno molto complicate: Rifondazione Comunista ha perso molte delle sue forze dopo la scissione dei Vendoliani confluiti nel "Movimento per la Sinistra" con l'intento di fare da "sponda di sinistra" del PD nelle amministrazioni locali e domani, forse, anche a livello nazionale.
I radicali sono sottoesposti mediaticamente, così come le molte altre, piccolissime forze di sinistra, Di Pietro assurge a nuovo leader dimostrandosi politico del populismo becero e giacobino.
Ci immaginiamo il brutto mal di testa di Franceschini...
Berlusconi, intanto continua a sorridere ed il governo, nonostante la crisi che attanaglia il paese, gode di solida fiducia degli elettori.

martedì 3 marzo 2009

Comunicato stampa di Francesco Macrì

Della Robbia e altre esposizioni: Tanti costi con poco ritorno.

Esposto alla Corte dei Conti se il Comune non risponde alle nostre interrogazioni.

Se il Comune continuerà a non rispondere alle nostre interrogazioni sul rapporto costi/benefici degli eventi espositivi come quello sui Della Robbia, non escludiamo di presentare sulla materia esposti alla Corte dei Conti». Lo afferma il Consigliere comunale di Alleanza Nazionale Francesco Macrì, che sulle mostre-vetrina che si susseguono ad Arezzo torna alla carica fresco dell’inaugurazione de «I Della Robbia. Il dialogo tra le Arti nel Rinascimento». Un evento il cui andamento, dice Macrì, gliene ricorda altri: «Stando ai primi dati di affluenza – osserva infatti – questa mostra promossa dalla Provincia di Arezzo con la partecipazione dell’Amministrazione comunale e della Regione non fa che ridestare l’amarezza mai sopita del clamoroso flop che ha contraddistinto l’esposizione della Minerva».
«Come quella mostra, infatti, anche questa – dichiara l’esponente di An – grava nei costi sulla collettività con un importo assai oneroso. Sebbene ancora nessuno voglia dichiararne il costo ufficiale, è facile asserire che la spesa sostenuta per la rassegna dedicata ai Della Robbia si aggiri intorno al milione e mezzo di euro. Ebbene – commenta ancora Macrì – se si pensa che con budget a uno zero in meno, ovvero mai con più di 150mila euro, la precedente Amministrazione (vera inauguratrice della politica dei grandi eventi come quello della Madonna dei Fusi, di De Chirico, o Da Picasso a Botero…) riusciva a collezionare dai 30.000 agli oltre 100.000 spettatori paganti come attestato dai dati SIAE, si capisce bene come il primo dato diffuso sull’affluenza nel primo week-end espositivo per 600 biglietti al botteghino si sia tradotta in un autentico fallimento».
«Al di là dello sforzo di comunicazione fatto per promuovere la mostra, con conferenze in ogni parte d’Italia e d’Europa, alla luce dei primi risultati quei viaggi, così onerosi dal punto di vista economico, sembrano discutibili gite turistiche. La mostra infatti, come ha già detto qualcuno fra gli addetti ai lavori, è provinciale, parzialmente storica e per niente critica: si tratta di un viaggio nella ceramica del Quattro-Cinquecento, che riguarda anche la famiglia Della Robbia. Oltre alle 131 opere, l’esposizione è colma di piatti e vasi tra manifatture ispano-moresche, turche, fiorentine, cinesi. Di arte plastica ci sono solo cose minori e per di più mancano cinque opere, il cui arrivo nelle teche ora vuote è genericamente previsto per “i prossimi giorni”, con la giustificazione che vengono da lontano. Ma non sono certo i capolavori. Quelli, i capolavori veri, sono quelli che mancano. Insomma – conclude Macrì – è una mostra colorata e “primaverile”, come l’ha definita Vittorio Sgarbi. Da vedere solo se ti capita di fare una gita fuori porta e per caso ti ritrovi in provincia d’Arezzo. Sì, ma a che prezzo…

lunedì 2 marzo 2009

Dopo la parentesi di Veltroni...

si torna a demonizzare l'avversario, al punto che Franceschini, leader del PD ha dichiarato a "che tempo che fa" che se Berlusconi vincesse le prossime elezioni europee "quello che avverrebbe il giorno dopo è una cosa che può preoccupare tutti".
Ci eravamo tutti illusi, si, intendo dire almeno tutte quei cittadini che non credono che l'avversario politico sia una sottospecie di criminale da distruggere, che i 20 mesi di Veltroni avessero portato un nuovo modo di fare politica, un modo nuovo di guardare "alla parte avversaria".
Non è così.
Veltroni, per quanto noi l'abbiamo criticato ampiamente e, a volte, simpaticamente preso in giro, è stato un gentleman, Franceschini no.
Ci sentiamo, dal profondo del nostro cuore, di poter garantire al leader del PD che il Popolo della Libertà, ripetiamo "popolo delle LIBERTA", vincerà le prossime elezioni europee e che il giorno dopo non accadrà assolutamente nulla di preoccupante per gli italiani.
Accadrà forse, invece, che Franceschini, sarà costretto a dimettersi visto che si profila una figuraccia per il PD?
Manca poco, aspettiamo fiduciosi.