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giovedì 15 aprile 2010

Arezzo: la rabbia degli studenti di Economia

Le indiscrezioni sulla facoltà di Economia di Arezzo trapelate ormai da qualche tempo, purtroppo hanno trovato riscontro in questi giorni nei mezzi di informazione. Il primo anno del corso di economia ad Arezzo rischia di essere tagliato se le istituzioni non troveranno le risorse necessarie per ripianare il buco di circa 60.000 euro. In particolare la richiesta portata avanti dal preside della facoltà di economia di Siena, Angelo Riccaboni, nei confronti delle istituzioni locali, è quella di porre una maggiore attenzione al polo universitario aretino, in questo caso al corso di Economia.
In effetti nel corso di Economia a Grosseto, dove il problema è simile, il Presidente della Provincia di Grosseto e il Sindaco del capoluogo hanno già dato la loro disponibilità nel fornire le risorse necessarie per permettere la regolare continuazione del corso di laurea. Per di più il corso di laurea in economia di Arezzo presenta ogni anno circa 150 nuovi iscritti ed inoltre gli studenti laureati in questo corso trovano lavoro nell’88% dei casi entro il primo anno dalla laurea (dati del 2009), risultando quindi fra le migliori triennali della facoltà di Economia di Siena. Questi dati forniti da Alma Laurea evidenziano che la possibile interruzione di questo corso di laurea sarebbe una scelta quantomeno inopportuna e sciagurata.
Per questi motivi sopra citati gli studenti iscritti alla facoltà di Economia, e più in generale tanti giovani in procinto di iscriversi all’università, sono molto perplessi dal momento che si vedrebbero negata la possibilità di frequentare uno dei corsi più validi della facoltà di Economia e non per ultimo si negherebbe pure l’opportunità a coloro i quali per ristrettezze finanziarie non possono permettersi di studiare fuori sede. Sarebbe necessario che tutte le istituzioni, Comune e Provincia di Arezzo in primis, si attivassero per trovare le modeste risorse economiche per garantire la sopravvivenza del corso di laurea al quale Arezzo e suoi giovani non possono, e non vogliono, rinunciare.
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Luca Valdambrini
Consigliere di Facoltà di Economia
Responsabile Azione Universitaria – Arezzo
Nicola Righi
Studente corso Economia - Arezzo

lunedì 12 aprile 2010

C’e bisogno di spazi di aggregazione di destra. L’esempio? Casaggì

E’ ora che i ragazzi di destra si diano una mossa per opporsi al predominio dei centri sociali e dei collettivi di sinistra nel mondo dell’aggregazione giovanile.
C’è da dire che i centri di destra sono discriminati rispetto a quelli avversi, perchè le amministrazioni (comunali ecc.) privilegiano i luoghi “sinistri”, penalizzando quelli che guardano a destra.
Un esempio di spazio di aggregazione giovanile di destra è quello di Casaggì Firenze; infatti nella sede di questo centro sociale si organizza la militanza politica di tutte i movimenti di destra (Azione Giovani, Giovane Italia, Azione Studentesca ecc.). Nel centro, però, non si svolge solo attività e militanza politica, ma si svolgono anche attvità culturali e ricreative, concerti musicali e corsi di autodifesa. Insomma tutto quello che non succede nei centri sociali di sinistra.
Il mio pensiero è che bisogna incetivare questi movimenti; è arrivata l’ora in cui i ragazzi di destra siano orgogliosi delle proprie idee.
E’ ora di seguire l’esempio di Casaggì!!

tratto da: http://stranaopinione.wordpress.com/2010/04/12/ce-bisogno-di-spazi-di-aggregazione-di-destra-lesempio-casaggi/