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domenica 11 gennaio 2009

PD contro PD

Siamo al paradosso. Un partito che va contro se stesso. Sembra strano, ma è quello che succede in casa del Partito Democratico di Walter Veltroni. Ormai le correnti sono talmente numerose e così influenti a tal punto che il “leader” si sente abbandonato. Fra correnti, associazioni e fondazioni è difficile districarsi nelle idee, nei programmi e nelle posizioni politiche. Ricordiamo le più nominate fra le correnti: i “veltroniani”, i “popolari”, i “rutelliani”, i “lettiani”, gli “ulivisti”, i “dalemiani”.
E’ evidente come possa risultare molto probabile che un esponente si trovi ad esprimere dei concetti assolutamente estranei agli ideali di un altro collega di partito. Cito l’esempio della manifestazione di solidarietà al popolo israeliano promosso dalla comunità ebraica di Roma al quale ha partecipato nella sua interezza il popolo del centro-destra. Viceversa ci sono stati solo alcuni esponenti del partito democratico, primo fra tutti Piero Fassino, ma altri colleghi non hanno partecipato o addirittura non sono stati invitati. Viene in mente Massimo D’Alema che chiaramente appartiene ad un’altra corrente e probabilmente sul caso di Israele-Gaza-Hamas non la pensa come Fassino.
Ebbene queste vicende fanno intravedere una difficoltà molto maggiore del previsto per il centro-sinistra, soprattutto in vista delle imminenti elezioni europee ed amministrative. Ad esempio, il caso Firenze risulta molto complicato a causa delle primarie che non sappiamo se saranno interne al PD o alla coalizione, se saranno fra 4 o più candidati a soli 20 giorni di distanza. In più si profila un annullamento di questo processo di scelta del candidato interno al centro-sinistra a causa degli eccessivi litigi.
Se queste vicissitudini si replicheranno anche per la scelta del candidato a Presidente della Provincia di Arezzo, è molto probabile che il Popolo della Libertà con il suo candidato (che sarà scelto fra i più votati a livello locale e più autorevole) potrebbe conseguire un risultato positivo e inaspettato. E vista anche la questione morale all’interno del partito democratico che lo mette in una condizione di non poter dare lezione di buona condotta politica ed amministrativa a nessuno.